
Il Parco dei Petroglifi: il fascino dell’archeologia a misura di bimbi.
Sai quanto a me e a Michele piaccia andar per campagne alla scoperta di tesori archeologici sparsi per tutto il nostro territorio regionale.
Raramente restiamo delusi dalle nostre ricerche (e quando accade è per lo stato di abbandono del sito).
In questo post ti voglio parlare di un’area archeologica che ci ha particolarmente colpito per la sua grandezza, particolarità e ricchezza.
Allora, sei pront* a scoprire con noi il Parco dei Petroglifi di Cheremule?
Se “curiosità” è il tuo secondo nome, continua a leggere qua sotto! 😁
Il Parco dei Petroglifi di Cheremule
Con questo nome si indica un’area archeologica vasta, sita nel territorio di Cheremule, un piccolo paese del Meilogu.
Il Parco dei Petroglifi è infatti costituito da diversi siti: nello specifico si tratta delle necropoli di Museddu, Mattarigotza e Tennero.
In totale il Parco dei Petroglifi è costituito da ben 37 domus de janas.
Alcune sono molto particolari e riusciranno a incuriosire anche i più piccoli.
Queste domus de janas sono delle sepolture scavate nella roccia dai nostri antenati durante il Neolitico recente (2° metà del IV millennio a. C.) e poi riutilizzate in epoca successiva.
Ad esempio, al periodo romano risalgono le vasche degli impianti di vinificazione.
In pratica i romani avevano trasformato un luogo di sepoltura in una struttura in cui si produceva il vino.
Devo ammettere che la cosa ha molto divertito Michele! 🤣
Stando ai ritrovamenti archeologici, quest’area venne utilizzata sino al periodo bizantino, quando recuperò la sua destinazione funeraria.
La necropoli di Museddu
Si tratta della necropoli più ampia tra quelle facenti parte del Parco dei Petroglifi ed è quella a cui si può accedere più facilmente.
La necropoli di Museddu è composta da ben 18 domus de janas, scavate in un affioramento di roccia calcarea posto ai piedi del vulcano, ormai spento, di Monte Cuccureddu.
Il sito si trova in aperta campagna ed è facilmente raggiungibile a piedi, dopo aver lasciato l’auto a un centinaio di metri dalle domus de janas.
Dopo una breve e piacevole passeggiata in campagna arriverai di fronte a un banco di roccia completamente bucherellato, quasi fosse una forma di formaggio.
Ognuno di quei fori è una sepoltura in cui i nostri antenati deponevano i loro cari defunti, accompagnati dal corredo funebre costituito dagli oggetti che il morto aveva posseduto in vita.
Non è la prima volta che ci siamo imbattuti in questa particolare usanza che, come ho spiegato in altre occasioni, è legata al “culto dei morti”, cioè a quella particolare credenza secondo cui la morte non era qualcosa di definitivo, ma un passaggio a una nuova vita, in una dimensione ultraterrena.
A dire la verità, lo stato di conservazione di queste domus de janas non è ottimo, ma il loro degrado è dovuto principalmente alla particolare roccia in cui sono state realizzate.
Il calcare infatti è una roccia che si sfalda molto facilmente!
Nonostante lo stato di conservazione precario, alcune delle 18 domus presentano ancora oggi delle caratteristiche assai particolari, come la presenza di elementi architettonici quali architravi, stipiti, gradini e cornici scolpiti a bassorilievo nelle pareti di roccia.
Sono elementi tipici delle case perché, sempre stando a quanto prevedeva il “culto dei morti”, le sepolture dovevano riprendere le forme delle abitazioni dei vivi.
Quanto abbiamo visitato il Parco dei Petroglifi aveva piovuto per giorni e molte delle domus de janas erano impraticabili perché allagate.
Così, sfortunatamente, non abbiamo potuto ammirare il sito nella sua completezza e richezza.
Nonostante questo inconveniente però siamo riusciti a vedere con i nostri occhi la vera particolarità di questo sito; quella che per la sua originalità ha dato il nome all’interno parco.
Eh si… sto parlando proprio degli omini stilizzati, dei petroglifi incisi nelle pareti della Tomba Branca.
Scommetto che adesso sei curios* e ne vuoi sapere di più! 🧐
La Tomba Branca
Si tratta della tomba più caratteristica dell’intera necropoli di Museddu.
In realtà si trova in posizione più defilata rispetto al nucleo principale dell’area funebre e il suo stato di conservazione è critico.
La copertura è crollata e la tomba è stata oggetto di numerosi interventi nel tempo che, in parte, hanno modificato l’aspetto originario.
Nonostante questo però, la Tomba Branca custodisce ancora una preziosissima testimonianza del nostro passato: alcune incisioni rupestri raffiguranti, in maniera molto stilizzata, degli uomini.
I famosi petroglifi!
In totale si tratta di una ventina di figurine antropomorfe, alcune delle quali raggiungono i 30 cm di altezza.
Si trovano incise nelle pareti laterali dell’ingresso alla camera sepolcrale.
Tali raffigurazioni, che dovevano avere un valore simbolico e religioso, rappresentano una testimonianza del gusto estetico e artistico dei nostri antenati preistorici.
Insomma, sono un’opera d’arte giunta dal passato, dagli albori della nostra storia, sino a noi.
Non lo trovi emozionante? 😊
Ma adesso è giunto il momento di rispondere alla fatidica domanda che so ti stai ponendo, ovvero…
E’ tutto molto interessante, ma cosa sono i petroglifi?
Come avrai capito da quanto ho scritto sinora, i petroglifi sono delle incisioni rupestri.
Si tratta in pratica di segni scavati sulla roccia attraverso l’utilizzo di strumenti appuntiti di vario genere.
Gli studiosi sono concordi nel ritenere che tali incisioni avessero un significato simbolico, magico e spirituale, anche se – ovviamente – non ne colgono il senso più profondo.
Insomma, la loro interpretazione è legata ancora alle ipotesi, basate in particolar modo sul luogo in cui sono state ritrovate (sepolture o aree sacre) e sulle loro forme.
Le raffigurazioni più comuni, e maggiormente diffuse in varie parti del mondo, sono sostanzialmente di due tipi: le cosiddette “coppelle”, costituite da una fitta concentrazione di buchi che seguono un andamento concentrico; e le figure antropomorfe, cioè raffiguranti in modo molto stilizzato il corpo umano, soprattutto nella classica posa “a candelabro”, ovvero con le braccia alzate.
Le necropoli di Mattarigotza e Tennero
Dopo aver visitato in lungo e in largo la necropoli di Museddu ed essere entrati all’interno di tutte le domus visitabili, abbiamo ripreso l’auto per continuare la nostra esplorazione del Parco dei Petroglifi.
Seguendo la strada asfaltata che delimita ad anello l’intero parco siamo arrivati in prossimità delle due necropoli di Mattarigotza e Tennero.
Purtroppo a causa della vegetazione molto alta, non siamo riusciti ad avvicinarci alle domus de janas e ci siamo limitati ad ammirarle da lontano.
Va detto che alcune sono proprio in prossimità del ciglio della strada, quindi tutto sommato sono ben visibili, anche se Michele ha dovuto rinunciare a esplorarle.
Non nego che la cosa lo ha contrariato non poco! 😝
Perché visitare il Parco dei Petroglifi con i bambini.
Delle tre necropoli che costituiscono il Parco dei Petroglifi, quella di Museddu è sicuramente la più adatta per essere visitata, anzi esplorata è la parola giusta, con i bambini.
Sono sicura che saranno loro a trascinarti alla scoperta di ogni singola domus de janas…
Vuoi mettere la curiosità e il divertimento di entrare in ognuno di quei buchetti visibili da lontano? 😉
E tra un salto e l’altro, i bambini entreranno in diretto contatto con la Preistoria e, ancora una volta, avranno modo di toccare con mano le nozioni che imparano a scuola.
Da non dimenticare che il Parco dei Petroglifi si trova in aperta campagna e, non essendo gestito, potrai trascorrervi con la tua famiglia tutto il tempo che vorrai.
I bambini potranno giocare liberamente e relativamente tranquilli.
Ricorda però che si tratta sempre di un sito archeologico. 🧐
Noi, ad esempio, tra una domus e l’altra ci siamo fermati per merendare!
Inutile dire che la spazzatura va riportata indietro e non abbandonata lì (ma questa accortezza vale sempre). 😉
Informazioni utili sul Parco dei Petroglifi
Come ho già scritto nel corso di questo post, il Parco dei Petroglifi si trova in territorio di Cheremule, in aperta campagna.
Il sito è facilmente raggiungibile, anche perché ben segnalato e la strada è asfaltata.
Non dispone di parcheggio, ma essendo una zona poco trafficata non avrete problemi a far sostare l’auto.
Vi consiglio però di vestirvi comodi, soprattutto se – come noi – andate a visitarlo con la pioggia. ☔️
Il sito non è gestito, per cui potrete visitarlo liberamente senza nessun limite di orario, se non quello della luce del giorno.
Concludendo…
Spero di essere riuscita, scrivendo, a trasmettere il motivo per cui il Parco dei Petroglifi ci è piaciuto tanto e per il quale speriamo di poterci ritornare presto.
Alla fine del post inserisco alcuni link che rimandano ad altri articoli che potrebbero interessarti, e aiutarti a conoscere e scoprire la Sardegna.
Adesso mi piacerebbe sapere se conoscevi già questo sito e se hai altre aree archeologiche, magari non gestite, che possiamo andare a visitare per poi raccontare.
Ti aspetto, come sempre, nei commenti e ti ricordo di seguire anche in profili social di bimboinspalla, così potrai rimanere sempre aggiornato sulle nostre escursioni.
E’ il momento di chiudere questo post e iniziare a pensare al prossimo.
A presto! 😘
Ti suggerisco qualche link…
Tamuli a Macomer: il sito, la storia e un messaggio universale
Sant’Andrea Priu: un gioiello della nostra archeologia e storia!


3 Comments
Bernardo De Muro
A Museddu il 20 luglio 2019 dalle 21.00 alle 23.30 è stata rappresentata una mia Opera drammaturgica (con l’amico e collega architetto Corrado Marchetti, co-autore e scenografo / costumista) “Nurak delle pietre incantate” davanti a più di 250 persone. Io ero proprio Nurak e, oltre ad un’attrice (Madre Terra) avevo con me tre fanciulle e due ragazzetti della Scuola Media di primo grado di Thiesi che ho educato alla disciplina teatrale e a recitare. Se volete saperne di più, ecco il mio nome e mobile:
Bernardo De Muro
bimboins
Ma che notizia interessante!
Immagino l’atmosfera…
Grazie per le informazioni e speriamo si possano presto riprendere iniziative di questo tipo!
Bernardo De Muro
Rettifico un nome giunto a voi errato:
Architetto Corrado Marcetti