
Biru ‘e Concas: visita alla Stonehenge della Sardegna!
Ormai dovrei aver imparato che la mia terra ti stupisce a ogni angolo, dando il meglio di sè proprio dove meno te lo aspetti.
Eppure mi stupisco sempre! 😮
Sarà la curiosità di Michele o la bellezza indiscussa di alcuni luoghi, ma la mia isola affascina e sorprende… sempre!
Come quando in una freddissima domenica di metà febbraio siamo andati alla scoperta delle campagne di Sorgono, un piccolo paese posto al centro esatto della Sardegna.
Il nostro obiettivo era solo uno: trovare la maggiore concentrazione di menhir del Mediterraneo.
Ci siamo riusciti e in questo post ti racconto la nostra visita al parco archeologico di Biru ‘e Concas.
Pronto a meravigliarti anche tu? 😉
Il parco archeologico di Biru ‘e Concas
Siamo nella regione storica del Mandrolosai, e più precisamente nelle campagne di Sorgono.
Nascosta tra i boschi che circondano il borgo si trova una tra le più affascinanti testimonianze del nostro lontano passato.
Si tratta del più straordinario raggruppamento di menhir di tutto il Mediterraneo: circa 200 grossi massi scolpiti e levigati in una caratteristica forma ogivale.
Tra di loro non tutti hanno la stessa età: i più antichi risalgono a circa 5.000 anni fa (Neolitico recente), mentre i “più giovani”, maggiormente lavorati, sono da datare a circa 4.000 anni fa (Eneolitico).
La presenza di questi menhir ha da sempre affascinato gli abitanti del luogo, che hanno dato un nome assai curioso a questo sito.
Biru ‘e Concas infatti significa “sentiero delle teste”, riferendosi probabilmente (arcaiche reminiscenze rimaste vive nei racconti orali) al fatto che simboleggiassero gli antichi eroi del nostro passato.
Ti ho già parlato dei menhir e del loro significato (metto link alla fine di questo post), ma posso sintetizzare qui cosa sono: si tratta di grandi pietre conficcate in verticale nel terreno a indicare l’unione tra l’elemento maschile e quello femminile, la madre terra.
L’unione primordiale da cui ha origine il tutto.
E’ possibile anche che questi monumenti megalitici stiano a indicare e ricordare le figure eroiche e mitiche degli antenati.
Anche se oggi abbiamo perso la chiave di lettura per comprendere chiaramente il significato di questi menhir, è indubbio che ancora esercitano in noi un grande fascino, attraendoci e risvegliando nella profondità del nostro intimo qualcosa di inconscio e antico.
Una sorta di richiamo a cui non possiamo resistere; o almeno non possono resistere le persone più sensibili, coloro le quali hanno meglio conservato il legame con il nostro passato.
I bambini, ad esempio.
Visita al parco archeologico di Biru ‘e Concas
Come dicevo il parco archeologico si trova fuori dall’abitato di Sorgono, completamente immerso nella campagna circostante, tra conifere, castagni e nocciole.
I menhir non sono gli unici reperti presenti in questo sito, anche se sicuramente sono l’attrazione maggiore.
Il percorso archeologico infatti comprende i resti di una muraglia nuragica, le rovine di un nuraghe, una sorgente, un dolmen e i 200 menhir.
Il tutto racchiuso in una porzione di terreno di 5 ettari.
Una volta arrivato al parco archeologico di Biru ‘e Concas sarai libero di scegliere come visitarlo.
Un pannello informativo infatti suggerisce tre diversi percorsi di visita: uno archeologico (quello scelto da noi), uno naturalistico e infine uno paesaggistico.
Qualsiasi percorso sceglierai arriverai in un modo o nell’altro ai bellissimi menhir e avrai modo di vedere tutti i monumenti contenuti all’interno del parco.
La Stonehenge sarda
Proprio per l’alto numero di menihr ritrovati concentrati in un unico luogo, il parco di Biru ‘e Concas viene comunemente definito la “Stonehenge della Sardegna”.
La scoperta di questi straordinari monumenti megalitici è piuttosto recente; risale infatti alla fine del XX secolo, e più precisamente al 1988.
Oggi li possiamo ammirare in tutta la loro bellezza: alcuni si ergono isolati; altri in coppia o in gruppi di tre; altri ancora in circoli o disposti allineati fino a raggiungere il considerevole numero di 20 menhir.
Le più suggestive sono forse le 30 pietre posizionate allineate in doppia fila, quasi fossero guerrieri posti a difesa dell’area sacra.
Guardandoti intorno vedrai poi un gran numero di pietre distese per terra e in gran parte “rotte”.
Forse la loro distruzione è uno degli effetti di una strana battaglia risalente a tanto tempo fa, precisamente al VI secolo d. C.
In quel tempo papa Gregorio Magno promosse una sorta di “guerra santa” contro gli idoli barbaricini. Guerra finalizzata alla completa “cristianizzazione” dell’isola.
Si tratta di una vicenda della nostra storia molto interessante, che forse un giorno ti racconterò meglio in un post.
Che ne dici? Ti piacerebbe saperne di più al riguardo?
Un luogo sacro
Sicuramente, nonostante l’intervento di Gregorio Magno e la “cristianizzazione” dell’isola, questo luogo mantenne a lungo per i suoi abitanti un valore sacro.
Sono sicura che ci si andava in determinate occasioni, magari per chiedere cose che non si osava chiedere alla “chiesa ufficiale”. 😉
Si potrebbe spiegare in questo modo la presenza, a poca distanza, del Santuario di San Mauro, eretto dai monaci benedettini quasi a esorcizzare quelle pietre antiche e far perdere loro ogni potere.
A confermare la sacralità di questo luogo c’è poi la sorgente, che fa pensare a un pozzo per il culto delle acque.
Intorno, se l’erba non è troppo alta, potrai ammirare tracce di capanne circolari, forse appartenenti a un villaggio nuragico.
Un mistero ancora da risolvere
Non è pensabile che un sito così importante e originale come quello di Biru ‘e Concas non fosse oggetto di animati dibattiti e di un mistero. 😎
Nello specifico, ciò che più fa infervorare gli studiosi è la questione dell’esatta ubicazione di questi menhir.
Eh si, pare proprio – o almeno così sostiene qualcuno – che in realtà, durante la campagna di scavo condotta negli anni Novanta del secolo scorso, i menhir siano stati spostati e riposizionati in modo arbitrario, scombussolando il vero senso dell’intero sito.
Sempre stando a quanto dicono i fautori di quest’ipotesi, i menhir di Biru ‘e Concas in origine erano in una posizione diversa dall’attuale.
Più precisamente erano disposti a semicerchio, spaccati al centro dal solstizio d’estate.
Tale ipotesi è resa ancora più suggestiva se si pensa che il sito di Biru ‘e Concas, così come il Santuario di San Mauro, sorgono esattamente al centro del 40° parallelo, il più antico equatore.
Come dicevo questa resta solo un’ipotesi; ma è indubbio che aggiunge suggestione a un sito di per sé ricco di fascino. 🔝
Perché visitare Biru ‘e Concas con i bambini
Inizio col dire che è sempre bene portare i più piccoli a scoprire i tesori archeologici della nostra isola (e non solo) perché avranno modo di avere un approccio diretto con la storia che studiano (o studieranno) a scuola.
Nel caso di Biru ‘e Concas poi l’esperienza sarà sicuramente più che positiva perché i piccoli esploratori avranno a loro disposizione un’ampia porzione di terra dove vivere le loro “avventure archeologiche”.
Resteranno molto incuriositi dalle strane “pietre giganti” che i nostri antenati hanno infilzato a terra.
Michele ad esempio mi ha detto che sembravano “lame di coltello” e non si è allontanato molto dalla verità.
Ma ci sarà modo in futuro di spiegare meglio questa analogia. 😉
Ovviamente tu sarai pronto a rispondere a ogni loro domanda perché avrai letto i miei post.
Perciò, se ancora non l’hai fatto, sbrigati a leggerli e a metterti al passo. 😋
Per aiutarti te li linko alla fine di quest’articolo.
Informazioni utili
Come ho già detto il parco archeologico di Biru ‘è Concas si trova in territorio di Sorgono, a qualche chilometro dal centro abitato.
Raggiungerlo è abbastanza semplice perché indicato (e comunque basta seguire anche le indicazioni per il Santuario di San Mauro).
Adiacente al parco c’è un parcheggio sterrato, dove si può lasciare auto.
Il cancello d’accesso al sito è chiuso, ma è stata posizionata una scaletta in legno per superare con facilità il muretto che delimita l’area archeologica.
Già questo piacerà tantissimo ai bambini! 😉
La visita è libera, e come accennato, diversi pannelli informativi danno notizie sul parco, i percorsi di visita proposti e i singoli monumenti.
Impossibile l’uso del passeggino (se non quello da trekking); consigliatissima la fascia o il marsupio per gli “esploratori” più piccini. 😍
Concludendo…
Come ogni volta, spero di essere riuscita con il mio racconto a trasmetterti almeno una piccola parte della bellezza e del fascino di questo luogo.
Quel tanto che basta a incuriosirti e invogliarti a visitarlo!
Sono curiosa di leggere i tuoi commenti e di sapere se conoscevi e hai visitato questo affascinante sito.
Personalmente raccontare la nostra esperienza a Biru ‘e Concas mi ha ispirato e sto già pensando alle prossime avventure e ai nuovi post.
A presto! 🥰
Ti suggerisco qualche link…
Megalitismo in Sardegna: l’isola delle grande pietre!
Dolmen Sa Coveccada: storia del gigante imprigionato!
Tamuli a Macomer: il sito, la storia e un messaggio universale.
Li Muri e i Circoli Megalitici che ci riportano indietro a 6.000 anni fa!
Se invece vuoi leggere qualche informazioni sulla “questione del riposizionamento” dei menhir, ti suggerisco questi link:

