
Ardara: viaggio tra le vestigia dell’antica capitale del giudicato di Torres.
Tra le mie più grandi passioni c’è il medioevo…
Ho sempre cercato di assecondare questa passione, tant’è che sono diventata storica dell’arte con una specializzazione nel medioevo.
Ovviamente mi sono impegnata a far combaciare quest’interesse con un altro, altrettanto profondo.
La Sardegna.
I miei studi e, quando ho potuto, il mio lavoro hanno sempre avuto queste due tematiche al loro centro.
Cerco di far appassionare anche Michele a quest’argomento.
Per questo motivo, sin da quando era nel pancione, lo porto a veder chiese romaniche e castelli medievali.
La sua sfortuna è che, essendo la mia materia, deve sorbirsi anche le mie spiegazioni.
Al dire il vero lui è contento, al contrario di papà Paolo! 😉
Ho pensato così di dedicare alcuni post all’argomento, creando una sorta di rubrica dal tema “Sardegna nel medioevo” per raccontarvi quest’aspetto della nostra storia.
La rubrica è dedicata a tutti coloro che amano quest’Isola e vogliono conoscerla più a fondo, visitandola magari proprio in primavera (ormai il 21 marzo si avvicina).
Ma vuole anche contribuire a sfatare il mito della “Sardegna fatta di mare e nuraghi” e a dire a coloro che pensano che la nostra storia sia solo quella dei nuragici (importantissima ovviamente) che ci sono tanti altri motivi per venire a conoscerci, non ultime le bellissime testimonianze di architettura medievale di cui vi parlerò nei prossimi post.
Quindi, se siete curiosi, continuate a leggere il post.
Vi porteremo ad Ardara, tra le vestigia dell’antica capitale del giudicato di Torres.

A spasso per Ardara, l’antica capitale del giudicato di Torres.
Iniziamo col dire, per chiarezza, che nel medioevo la Sardegna era divisa in 4 regni, chiamati giudicati, in un primo momento autonomi e, successivamente, legati tra loro da alleanze militari e “matrimoniali”.
I sovrani sardi venivano chiamati “giudici”, riprendendo il nome da un’antica carica bizantina ma che, in realtà, ha origini romane.
I 4 giudicati erano quello di Torres, Gallura, Arborea e Cagliari.
Ardara, a partire dall’XI secolo, divenne per l’appunto la capitale politica del giudicato di Torres.
Se volete conoscere i dettagli di questa storia, continuate a leggere il post. 😉
1. Il paese.
Ardara è un piccolo paese di nemmeno 800 abitanti, posto nella regione storica del Meilogu.
Si trova a pochi chilometri da casa mia e lo conosco molto bene per via della sua bellissima chiesa romanica, oggetto della mia tesi di laurea (ma non preoccupatevi, non mi dilungherò nelle spiegazioni).
I motivi per cui nel corso dell’XI secolo divenne capitale politica del regno di Torres sono pressoché sconosciuti.
Si può supporre che a spingere la famiglia reale ad allontanarsi da Porto Torres vi siano motivi di sicurezza, visto che in quel periodo le coste sarde erano sottoposte alle violenti incursioni dei pirati arabi.
Ciò che è certo è che da quel momento la vita di questo paese cambiò: vi furono costruiti il castello e la chiesa palatina; e il borgo divenne il centro della vita politica e culturale del regno.
Dicevo che oggi Ardara è un piccolo paese, ma non vi ho ancora detto che tra le sue vie, impreziosite da bellissimi murales, sono custodite le vestigia di questo grande passato: le rovine del castello e la maestosa chiesa di Nostra Signora del Regno.
Vi va di scoprirle con noi?
Allora non dovete far altro che continuare a leggere il post! 🙂
2. Il castello.
Le rovine del castello medievale sono custodite tra le vie del centro storico di Ardara, quasi nascoste tra le basse case.
Sarebbero quasi invisibili se non fosse per la torre (alta quasi 12 m) che emerge come un faraglione, quasi a voler dire al visitatore «ehi, siamo qua!».
Devo ammettere che non avevo mai visitato queste rovine: vuoi perché il mio interesse è stato rivolto sempre alla chiesa, vuoi perché per lungo tempo sono state celate dall’erba alta.
Oggi invece sono liberamente fruibili e si mostrano in tutta la sua bellezza.
La storia di questo castello è stata alquanto sfortunata.
Dopo essere stato la residenza della famiglia giudicale infatti, fu utilizzato dagli abitanti del luogo come vera e propria cava di pietra per la costruzione della sede comunale, della casa parrocchiale e delle numerose casa che lo hanno in qualche modo inglobato.

Nonostante alcuni scavi archeologici preliminari, è molto difficile ricostruire l’articolazione dell’intero edificio perché, come accennavo, in gran parte si trova sotto le case e le vie del paese.
E vi posso assicurare che non è un modo di dire.
Quello che resta visibile (e visitabile) riesce però a farci intuire la grandezza, bellezza e ricchezza di questo luogo, teatro di numerosi avvenimenti politici che hanno interessato la storia sarda.
Noi l’abbiamo visitato in una piovosa giornata di febbraio.
Muniti di scarponi, ombrello e macchina fotografica abbiamo saltellato (è il caso di dirlo) tra le rovine, immaginando come potesse essere anticamente questo castello.
Ad accompagnarci una guida molto particolare: don Paolo, il giovanissimo parroco di Ardara (nonché amico).
Durante l’esplorazione alcuni particolari hanno attratto la nostra attenzione.
Tra cui una bellissima porzione di pavimento in cotto, alcune canalette di scarico e le cisterne dell’acqua piovana.
Gli scavi hanno riportato alla luce alcuni importanti reperti, a testimonianza che quest’edificio può essere considerato un vero e proprio palazzo (dove risiedeva abitualmente la famiglia reale con la corte) e non un castello, inteso come “castrum” ovvero fortezza.
Questo fatto viene ribadito dalla presenza di alcuni elementi architettonici che fanno supporre la presenza di ampie finestre, impensabili in un edificio destinato a scopo difensivo.
3. La chiesa palatina di Santa Maria del Regno.
E arriviamo finalmente a lei.
Il vero gioiello custodito ad Ardara.
Una meravigliosa chiesa realizzata secondo i dettami dell’architettura romanica.
Un edificio in scura trachite che racchiude al suo interno un vero tesoro, di quelli scintillanti come l’oro.
La chiesa di Santa Maria del Regno racchiude già nel nome la sua funzione di chiesa palatina, ovvero di pertinenza del palazzo reale.
Anticamente un passaggio privilegiato doveva permettere ai giudici, e ai membri della famiglia reale, di accedervi al riparo da occhi indiscreti.
È qui che venivano sanciti gli atti più importanti per la vita del regno (e della Sardegna), ed è sempre qui che i sovrani prestavano giuramento, venivano incoronati e sepolti.
In passato, durante una campagna di restauro, furono rinvenute numerose sepolture.
Una in particolare fu degna di attenzione perché per la ricchezza del corredo, la presenza di un affresco e il fatto (non secondario) che conservasse il corpo di una donna, fu ritenuta la tomba di Adelasia, ultima giudicessa di Torres (la cui figura mi ha sempre affascinato e di cui un giorno vi racconterò meglio).
Ovviamente il ritrovamento era così interessante e importante che oggi non ne rimane traccia.
Mi sembra normale, no?
La sua particolare posizione, decentrata rispetto al borgo, fa supporre che sia sorta sopra un precedente luogo di culto, magari di epoca nuragica.
Fatto non insolito, non solo in Sardegna.
Ma se all’esterno è l’austerità della scura pietra a farla da padrone, è all’interno che i vostri occhi resteranno letteralmente abbagliati.
Una volta dentro infatti, lo sguardo verrà catturato dal luccichio e dalla bellezza del grande “Retablo Maggiore“, posto dietro l’altare, proprio di fronte all’entrata.
– Il “retablo di Ardara“.
Retablo è un termine spagnolo che indica una “pala d’altare” inquadrata architettonicamente.
È una delle eredità (di quelle belle) che la dominazione spagnola ci ha lasciato.
Il “Retablo Maggiore di Ardara” è il più grande polittico cinquecentesco esistente in Sardegna.
La sua particolarità, oltre nelle dimensioni e nell’indiscussa bellezza, sta nel fatto che è datato e firmato.
In questo modo possiamo sapere con certezza la data di esecuzione e l’autore, elementi che forniscono un importante contributo alla storiografia artistica sarda.
L’anno di esecuzione è il 1515 e il suo autore è Giovanni Muru, così fiero della sua opera e della sua bravura da volerci lasciare la firma. 🙂

L’opera si compone di 31 tavole dipinte, separate da intagli di legno dorato.
Al centro di questo imponente complesso architettonico ligneo si staglia, maestosa, la statua (sempre lignea) della Vergine con in braccio il piccolo Gesù.
La Madonna è rivestita delle insegne regali, scettro e corona, quasi a voler sottolineare l’intitolazione della chiesa a Santa Maria del Regno.
– Le altre ricchezze di Santa Maria del Regno.
Ma l’arredo di questa chiesa non finisce qui.
Addossati alle colonne, che dividono la navata centrale da quelle laterali, si possono ammirare alcuni affreschi (staccati per motivi di conservazione) seicenteschi raffiguranti i dodici Apostoli e quattro Padri della Chiesa.
Nella navata destra (entrando) si può ammirare un altro “retablo”, più piccolo, attribuito alla bottega di Giovanni Muru e chiamato comunemente “Retablo Minore“.
Perché visitare Ardara con i bambini.
Ardara è un paese tranquillo, dove potrete concedervi una rilassante passeggiata senza l’ansia del traffico.
Le rovine del castello sapranno sicuramente affascinare i più piccoli, che si divertiranno tantissimo a reinventarsi esploratori, cavalieri, re e archeologi.
Impareranno la storia semplicemente divertendosi e costruendo loro un racconto.
Nota da mamma: le rovine del castello non sono facilmente fruibili per cui consiglio, in caso di bambini molto piccoli, fascia o marsupio.
Il passeggino è proprio improponibile.
Che dire della visita a Santa Maria del Regno?
Vi dico sempre che ai bambini piacciono le cose belle e questa chiesa è proprio bella.
Il grande retablo li incuriosirà moltissimo e vi sommergeranno di mille domande su tecnica di esecuzione e personaggi rappresentati.
Ne sono sicura! 🙂
La chiesa inoltre stupirà e interesserà i bambini per un altro particolare: il grande orologio solare posto nel sagrato.
Michele ne è rimasto profondamente colpito! 🙂
Informazioni utili.
Il paese di Ardara si trova quasi a metà strada tra Olbia e Sassari.
In ogni caso è facilmente raggiungibile perché ben segnalato.
Una volta arrivati troverete facilmente sia la chiesa che il castello, che distano l’uno dall’altro poche decine di metri.
Quest’ultimo è liberamente fruibile, mentre per visitare la chiesa potete contattare la parrocchia al numero di telefono 392/1270860.
Per qualsiasi altra informazione vi consiglio di consultare il sito web istituzionale del Comune di Ardara.

Sapevate che Ardara custodiva questo grande tesoro?
Vi segnalo che potrete visitarlo la sera del 10 marzo in occasione della manifestazione “Chentinas de Su Regnu 2018“.
Una delle guide della basilica sarò io! 😉
Adesso aspetto i vostri suggerimenti.
Aiutatemi a raccontare la “Sardegna nel medioevo” segnalandomi altri luoghi da visitare.
Intanto, se l’argomento vi interessa potete leggere il post su Porto Torres e la sua originale basilica di San Gavino oppure quelli dedicati a scoprire il Meilogu attraverso alcuni itinerari.
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