
Canne al Vento: la fragilità umana nelle vicende delle sorelle Pintor.
Quando si parla di Grazia Deledda non si può non parlare di “Canne al Vento”, forse il suo romanzo più conosciuto.
Ecco perché ho deciso di riprendere in mano questo vecchio post del novembre 2015 (uno dei primi che ho pubblicato); scritto quando, con un Michele piccolissimo, leggere era più che altro un lusso, se non una vera utopia! 🙂
Canne al Vento è stato un libro importante sia perché ispirato da un viaggio sia perché ha segnato il momento in cui ho iniziato a riprendermi un po’ del mio tempo (è un processo molto lento che dura ancora oggi).
Poter dedicare del tempo alla lettura significa poter dedicare del tempo a me stessa e a ciò che più mi piace.
E credetemi quando vi dico che è una bella conquista! (ma le mamme lo sanno già!) 🙂
Canne al Vento. Il libro.
La decisione di riprendere in mano e rileggere “Canne al Vento” è arrivata dopo la nostra escursione a Galtellì (la prima targata bimboinspalla).
È in questo piccolo e grazioso borgo infatti che la scrittrice nuorese ha ambientato le vicende delle sorelle Pintor.
Vedere i luoghi del romanzo è stata un’esperienza molto interessante, che mi ha fatto venir la voglia di rileggere questo libro, letto, praticamente sotto costrizione, durante le scuole medie.
E così, ispirata dal viaggio (questo è uno dei vantaggi del viaggiare, anche se solo per pochi Km) ho ripreso in mano il mio “Canne al Vento” e, leggendolo con occhi molto diversi da quelli di un’adolescente che a tutto pensava fuorché alla fragilità dell’animo umano, ho scoperto non solo un bel libro, ma soprattutto una grande scrittrice dalla straordinaria capacità di descrivere luoghi, caratteri e stai d’animo.
Galtellì e “Canne al Vento” sono l’esempio concreto di come viaggiare (non importa il numero dei Km) significhi, tra le tante cose, stimolare la curiosità e darti la possibilità di rivedere le tue opinioni, anche in tema di letture! 🙂
Perché mi è piaciuto e consiglio di leggerlo.
Lungi da me l’idea di scrivere una lezione di letteratura, voglio solo raccontarvi le mie impressioni su questo romanzo.
La storia mi ha sicuramente appassionato.
La narrazione ruota attorno alla casa delle dame Pintor (ancora esistente).
È questa abitazione, posta al centro di Galtellì, a essere il perno su cui ruota tutta la trama.
Il filo conduttore del racconto è invece il forte sentimento d’amore, spesso mutato in vera e propria abnegazione, che lega il servo Efix, colpevole di un tremendo crimine, alle sue padrone, le dame Pintor.
Questa sua dedizione è così assoluta da essermi risultata a volte fastidiosa e insopportabile, ma allo stesso tempo mi ha fortemente affascinato.
Come fa un uomo a non amare a tal punto se stesso da accettare tutto: soprusi e derisioni?
Sì, era colpevole, ma alla fine aveva agito a fin di bene e, diamine, un po’ di amor proprio!
La storia di Efix è la dimostrazione concreta di quanto sia fragile l’uomo e di quanto sia difficile e doloroso esistere.
Lo stesso titolo “Canne al Vento” richiama questa tematica.
L’autrice riesce a descrivere molto bene questi sentimenti che, nella vita, ognuno si trova a provare almeno una volta (anche se spero non in modo così estremo).
«Siamo proprio come le canne al vento, donna Ester mia. Ecco perché! Siamo canne, e la sorte è il vento…» (Canne al Vento, Grazia Deledda, 1913)
Un altro personaggio fondamentale per la narrazione è Giacinto, il nipote delle dame Pintor, arrivato dal “Continente”.
Il suo essere e la sua storia sono diametralmente opposti al vecchio Efix, ma entrambi, e forse proprio per questo motivo, sono risolutivi per il romanzo.
Dalle loro scelte e azioni, infatti, dipendono tutte le vicende degli altri personaggi.
In “Canne al Vento” dunque si ritrovano tutte le tematiche più care alla scrittrice: l’affanno dell’esistenza, le fragilità dell’animo umano e le meravigliose descrizioni dei paesaggi e di alcuni momenti cruciali, che richiamano alla mente una Sardegna antica e arcaica.
A parte la trama, quello che più mi ha colpito del romanzo sono proprio le descrizioni dell’autrice.
Semplicemente bellissime quelle dei paesaggi attorno a Galte (il nome d’invenzione usato per Galtellì) o dei momenti di festa in cui la comunità si riunisce e si confronta.
In “Canne al Vento” ritroviamo una Sardegna incontaminata, ancora austera e, a tratti, terrificante, abitata com’è da fate, fantasmi e spiriti della notte.
«I fantasmi degli antichi Baroni scendevano dalle rovine del castello sopra il paese di Galte, su, all’orizzonte a sinistra di Efix, e percorrevano le sponde del fiume alla caccia dei cinghiali e delle volpi: le loro armi scintillavano in mezzoai bassi ontani della riva, e l’abbaiar fioco dei cani in lontananza indicava il loro passaggio.» (Canne al Vento, Grazia Deledda, 1913)
Pagina dopo pagina, ho ritrovato quelle credenze e superstizioni che ancora mia nonna raccontava.
Le descrizioni delle feste religiose hanno la capacità di riportarti indietro nel tempo e di far rivivere quelle atmosfere.
Mentre leggevo, mi sembrava proprio di sentire in lontananza i rumori della festa o di assistere alla parata di colori dei costumi tradizionali.
«Già alcune donne s’eran decise a riunirsi attorno al suonatore, porgendosi la mano per cominciare il ballo. I bottoni dei loro corsetti scintillavano al fuoco, le loro ombre s’incrociavano sul terreno grigiastro. Lentamente si disposero in fila, con le mai intrecciate, e sollevarono i piedi accennando i primi passi della danza; ma erano rigide e incerte e pareva si sostenessero a vicenda.» (Canne al Vento, Grazia Deledda, 1913)
È proprio per la grande capacità descrittiva di questa scrittrice che vi consiglio di leggere questo romanzo, ricco di colpi di scena.
Vi ritroverete anche voi aggrovigliati nelle intricate vicende che animano le strade di Galte e ruotano attorno alle sorelle Pintor.
Inutile dirvi che la lettura di questo libro dovrà essere poi accompagnata a una visita a Galtellì per vedere dal vivo i luoghi del romanzo.
I luoghi di “Canne al Vento”.
Se volete scoprire maggiormente Galtellì vi consiglio di organizzare una visita in questo grazioso borgo del nuorese; ma prima dovete assolutamente leggere il nostro post (il primo post di bimboinspalla). 🙂
Se invece desiderate conoscere meglio Grazia Deledda vi consiglio di leggere il suo romanzo autobiografico Cosima (ne parlo in questo post) e visitare Nuoro seguendo il nostro itinerario a misura di bambino.
Adesso tocca a voi dirmi se avete già letto questo libro e cosa ne pensate.
Se vi piace Grazia Deledda e qual è il suo romanzo che preferite.
Aspetto le vostre opinioni nei commenti. 🙂
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